sabato 26 gennaio 2013

Ode alle sfumature di materia grigia

L'ignoranza priva delle sfumature, quando proprio nelle sfumature si annidano i piaceri più gustosi. La sfumatura di grigio ruggine ed oro del pelo di Nespola, l'assolo perfetto di un basso che scivola in un reef, la calda luce della piantana d'angolo, che ammorbidisce ogni contrasto come lo sharpen di photoshop. Quel punto preciso della nuca dove sfumano i capelli del coppino, tra il retro dell'orecchio e la nuca, l'esatto posto che mi scappa di baciare. L'esatto sfumatura di tono che mi fa capire se stai scherzando o facendo sul serio, e quanto sul serio, e se mi piace oppure se sfuma in disillusione. Il momento in cui l'arrosto sfuma in un morire di Albana, la serata dolce che sfuma in una nottata intensa, il sapore dell'Oban sul palato che scioglie e si esalta con un semplice sorso di acqua fresca. Le terrazze della periferia che sfumano dietro i finestrini appannati del bus, il profumo messo stamani che mi si affievolisce addosso, mescolandosi a tutti gli altri odori vissuti. La voce di mio figlio che pian piano sfuma nel mormorio sconnesso del sonno, la nebbiolina del mattino che sfuma in una nuvola sospesa tra sole e gelata, l'odore forte di cana bagnata che sfuma in un tiepido ronfare sulle gambe, dopo una lunga passeggiata, magari mentre sfuma l'ennesimo pomeriggio stanco. Capire spesso mette in crisi. Ma sapere, permette di cogliere le sfumature in una frase complice, in uno sguardo pericoloso, in una parola azzardata. Conoscere, permette di godere persino della fatica o della salita. Senza sfumature, sarebbero solo contrasti; aumentando troppo il contrasto, si perde il disegno d'insieme, ovvero il viaggio e non la meta.

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